[vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]GIOVANNI LOMBARDI MEDICO COVID - Durante questa pandemia il personale sanitario è stato duramente colpito. Il personale già in servizio non sempre è bastato a coprire il carico di lavoro richiesto. Per questo numerose persone hanno deciso di tornare ad indossare il camice nonostante fossero state chiamate ad altra dalla vita. Sindaci, frati e medici in pensione sono stati un grande esempio di come il mestiere del medico non è un lavoro, ma una vocazione a cui non tutti riescono a rispondere.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]
[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="10" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Da molti mesi ormai il mondo si trova a combattere con il virus Covid-19. Il personale sanitario è quello che maggiormente, per ovvie ragioni, si è scontrato con la malattia. In più momenti di questa guerra medici, infermieri, operatori, tecnici e tutti gli altri facenti parte delle prime linee sanitarie si sono trovati a corto di uomini. Per questo motivo hanno deciso di unirsi a loro coloro che per più motivazioni avevano appeso il camice al chiodo. Medici in pensione, frati, sindaci sono solo un esempio delle persone che hanno deciso di rispondere nuovamente sì a quella che è stata la loro prima vocazione, anche se ormai la vita li aveva chiamati ad altro.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="50" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]
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[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="10" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Giovanni Lombardi è dal 2017 sindaco del comune di Calvi Risorta, in provincia di Caserta. Il suo non è un vero e proprio caso di ritorno, ma più di trasferimento. Continuando a svolgere la sua mansione di sindaco, Giovanni Lombardi in veste di medico anestesista durante questi mesi di pandemia è stato trasferito all’ospedale Cotugno di Napoli. Alla fine di agosto ha annunciato sul suo profilo facebook di essere stato lui stesso vittima del virus, ma non si è fermato. Fortunatamente asintomatico ha continuato svolgere il suo dovere da casa. I giorni di quarantena gli sono serviti per ideare un nuovo progetto. Su sua iniziativa parte proprio in questi giorni una task force di medici, infermieri e operatori sanitari della provincia di Caserta dedicata alla cura del pazienti positivi in cura presso le proprio abitazioni.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="30" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]
[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="10" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]“Sono qui per amore del Signore Gesù, perché è dalle sue parole e dai suoi gesti che scaturisce la logica del servizio. In questo tempo di pandemia, come tutti i miei confratelli, ho avvertito l’esigenza di ripensare le mie attività per poter soccorrere chi aveva bisogno. Da subito, dalla seconda settimana di marzo, per me è stata forte la chiamata a rimettere a disposizione le mie competenze mediche per curare chi fosse nella malattia».
Sì perchè Andrea Dovio è frate minore della Provincia Serafica dell’Umbria. Frate del convento Porziuncola di Assisi, prima della sua ordinazione ha lavorato alcuni anni presso l’ospedale San Luigi di Orbassano, grazie alla sua laurea in Medicina Interna.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="30" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]
[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="10" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Il dottor Vanni Borghi, infettivologo, è uno dei medici “riservisti”, che sono tornati in servizio in maniera volontaria e gratuita per aiutare i propri colleghi a gestire l’emergenza COVID19. E’ in pensione dal 1° gennaio del 2020 ma nei giorni di crisi è tornato in servizio per rimettersi duramente al lavoro. Sebbene non mancasse da molto, ha trovata un ambiente trasformato dalla malattia, dove l’organizzazione ha dovuto adattarsi a questa nuova realtà. Il suo desiderio più grande al momento del rientro è stato riuscire a organizzare la situazione in modo tale da non dover lasciare indietro i malati di altre patologie molto gravi che invece hanno dovuto farsi da parte, perché soggetti a rischio.[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="30" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][dfd_heading subtitle="" content_alignment="text-left" enable_delimiter="" undefined="" title_font_options="tag:h2" subtitle_font_options="tag:div"]
[/dfd_heading][dfd_spacer screen_wide_spacer_size="10" screen_normal_resolution="1024" screen_tablet_resolution="800" screen_mobile_resolution="480"][vc_column_text]Questi sono solo alcuni esempi di medici tornati in corsia. Alcuni di coloro che hanno fatto questa scelta sono poi stati anche loro stessi vittimi del covid. Tutti coloro sono tornati ad indossare il camice nonostante nessuno li avesse obbligati hanno affermato di averlo fatto perchè era la cosa giusta da fare e non per altro. Questi uomini e donne devo essere da esempio per ognuno di noi. A noi non viene chiesto di combattere in prima linea ma semplicemente di fare la nostra parte. Per farlo basta veramente poco: seguire le regole.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]